Prima di partire più di qualcuno mi aveva intimidito circa il carattere dei russi. Tanti racconti di persone perse tra Mosca e San Pietroburgo, negli aeroporti, e per poco non risucchiate dalle grande Madrepatria. Nessuno parla inglese e nessuno ti aiuterà nel momenti del bisogno. Le informazioni su internet parlano di persone poco loquaci, che evitano di guardarti in faccia, che sorridono solo in circostanze eccezionali. In sostanza una versione più rude dei finlandesi. Faccio una piccola digressione: i finnici mi hanno sempre lasciato senza parole. Ho imparato ad amare il loro silenzio e il fatto che per strada ognuno si limiti a guardare davanti a sè, che ci siano persone che si spaventano se provi a chiedere un'informazione e che i tuoi coinquilini di piano al dormitorio nemmeno dopo sette mesi ti dicano ciao. In fin dei conti la loro follia mi ha conquistato eppure non ero pronta per rivere di nuovo quest'isolamento. Specie in un paese in cui pochissimi parlano l'inglese e in cui c'è un altro alfabeto. Il mio primo contatto con la gentilezza russa è stato in signore che ,vedendomi persa e in attesa dei miei amici che non ero certa sarebbero arrivati, si è precipitato dentro il Mc Donald per prendermi un caffè caldo prima che prendessi freddo. Certo ogni volta che cerco di comprare qualcosa da mangiare tutto il locale scoppia a ridere perchè parlo inglese, ma tra gesti e immagini tutti cercando di comprendere ciò che dico. Domenica siamo andati a Tangarog, una piccola città sul mar d'Azov molto carina, e che ha dato i natali a Chekov. Mentre visitavamo la biblioteca abbiamo chiesto dove potevamo trovare la casa del noto scrittore e tutti si sono attivati per darci le indicazioni salvo poi chiedere ad un giovane ragazzo se poteva accompagnarci. Lui non solo ci ha portati sani e salvi alla meta ma ci ha anche fatto fare un giro panoramico della città mostrandoci tutti i luoghi di maggiore interesse.
Dopo che ci ha salutato abbiamo preso atto che avevamo perso i biglietti per entrare nell'abitazione e un signore ha gentilmente tradotto per noi in inglese alla signora, risolvendo ogni problema. Ci ha anche dato un sacco di consigli ed indicazioni su luoghi in cui andare a mangiare. E senza nemmeno che gli chiedessimo aiuto..di spontanea volontà. L'altro giorno invece tornando da Azov dove ho alcune lezioni devo aver preso la maschukta (di cui parlerò presto) sbagliata e mi sono ritrovata in una parte di città che non solo non avevo mai visto, ma che sembrava proprio la vera unione sovietica prima della caduta del muro di Berlino. Prima mi chiedo se è veramente Rostov, dopodichè penso che comunque non avrebbe fatto differenza perchè comunque non sarei mai ritornata a casa in quanto nessuno avrebbe parlato inglese e io sarei stata risucchiata dagli eventi. Il guidatore della Mashukta mi ha portato fino alla fermata degli autobus e indicato quale prendere. Una mia collega mi ha telefonato per accertarsi dove fossi e ha parlato con alcune persone dell'autobus i quali a loro volta hanno chiesto all'autista di fermarsi nel punto più vicino alla biblioteca. Lui mi ha fatto sedere accanto a lui e poco prima di arrivare ha telefonato ad un suo amico che masticava un po' d'inglese per assicurarsi che fosse quella la mia meta. Oggi ho avuto una brutta giornata (purtroppo ho qualche problema con il progetto e l'organizzazione) e per la miliardesima volta sono rimasta chiusa fuori di casa. Ho avuto un piccolo momento di sconforto e due ragazzi che passavano si sono offerti di aiutarmi, hanno parlato con una signora del palazzo e sono riuscita a rientrare. Ed infine di ritorno da Tangarog una signora che sul treno ci ha sentiti parlare inglese ci ha offerto una mela per ciascuno. Alla faccia della chiusura dei russi.....
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